INCONTRO PUBBLICO
Martedì 16 Luglio 2024, ore 21
presso lo Spazio Comune Autogestito TNT
(Via Gallodoro 68/ter, Jesi)
Ad alto rischio ambientale
l’impianto Edison di trattamento rifiuti pericolosi alla Zipa
Ne parliamo con Augusto De Santis,
ecologista, autore di pubblicazioni scientifiche in campo ambientale, impegnato nella lotta per la bonifica del sito inquinato di Bussi (Edison)
La chiamano piattaforma “End of Waste”, ma al di là del gergo tecnico, quasi sempre edulcorante, si tratta in realtà di un grande impianto di trattamento di rifiuti pericolosi, tra cui l’amianto, ben noto nella nostra storia industriale, sanitaria e ambientale per l’elevato numero di vittime e di contaminazioni che ha prodotto.
L’insediamento di un simile impianto nel nostro territorio costituisce senza dubbio una criticità di ampie proporzioni. Se è vero che la bonifica delle aree inquinate presuppone anche un circuito di trattamento dei veleni riversati nei territori, è altrettanto vero che
la tipologia e il dimensionamento degli impianti di trattamento, il contesto all’interno del quale essi sono inseriti e la garanzia di controllo pubblico sulle attività che vengono svolte, sono tutti fattori che fanno la differenza, una differenza non ideologica ed astratta, ma concreta e materiale che si misura sulla qualità della vita di chi abita e vive in un territorio.
Jesi è una città già inserita nella cosiddetta area AERCA ovvero in un’area qualificata ad elevato rischio ambientale. L’insediamento Amazon in un’area già così compromessa produrrà un ulteriore innalzamento dei livelli di inquinamento a causa del forte aumento
del traffico di mezzi pesanti.
E’ pensabile inserire in un contesto già così gravato l’impianto proposto dalla Edison, peraltro in un’area densamente popolata? Il dimensionamento degli impianti secondo quali criteri viene stabilito, guardando alla salute delle persone o alla massimizzazione dei profitti? E’ possibile valutare gli impianti di gestione dei rifiuti pericolosi al di fuori di una valutazione sull’effetto “cumulo” che può saturare una determinata area producendo livelli inaccettabili di rischio? Come possiamo evitare che la cosiddetta “transizione ecologica” si traduca in un altro costo sociale e ambientale ai danni delle popolazioni?
L’incontro si inserisce all’interno del percorso di mobilitazione che si opporrà al summit interministeriale del G7 sul tema della salute, che si terrà ad Ancona dal 9 all’11 ottobre:
No G7 / Not On My Body