#NotOnMyBody – La Carta di Ancona approvata all’assemblea ‘Fuori il profitto dalla salute’

CARTA DI ANCONA

INTRODUZIONE

La campagna “NOT ON MY BODY”, strumento e l(u)ogo con cui varie realtà hanno contestato il G7 Salute ad Ancona, non ha lavorato solamente sull’aspetto sanitario e sull’approccio commerciale, neoliberista e riduzionista alla salute dei governi, ma ha toccato varie tematiche, declinando la salute in una pluralità di piani ad essa collegati.

Le iniziative messe in campo contro il G7 salute dalla campagna “NOT ON MY BODY” sono riuscite a mettere al centro del dibattito pubblico un altro discorso sulla salute, innanzitutto declinandolo su un piano conflittuale. Discorso sulla salute che non può prescindere dal tener dentro le questioni ambientali, delle politiche di genere, quelle repressive e securitarie, dicorso che non può ignorare il genocidio ai danni del popolo palestinese che vede la complicità proprio dei “7 grandi“ che hanno raggiunto il capoluogo marchigiano.

Con la “Carta di Ancona” la campagna si dota di un documento che riassume contenuti e rivendicazioni legati a queste tematiche, emersi nel corso delle settimane di mobilitazione.

LA SALUTE NON È UNA MERCE

Le realtà che hanno partecipato alla campagna “NOT ON MY BODY”, riunite in assemblea l’11 ottobre 2024, assumono integralmente i 16 punti della piattaforma della RETE NAZIONALE SALUTE E SANITA’:

1. Riorganizzare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) laico, umanizzato e interamente a controllo e gestione pubblica, partecipata, democratica e popolare.

2. Ridefinizione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) non più basato su principi di aziendalizzazione e privatizzazione ma con la generazione diretta di servizi.

3. Adeguato incremento del finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale con destinazione esclusivamente al Servizio Sanitario Nazionale di diritto pubblico,

4. Eliminazione del profittevole meccanismo dell’accreditamento e delle convenzioni con i privati, con l’immissione nel ruolo della dipendenza di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali convenzionati.

5. Recupero delle strutture sanitarie chiuse per i tagli lineari, inutilizzate e/o abbandonate su tutto il territorio nazionale.

6. Rilancio delle politiche di prevenzione, a partire da quella primaria, in tutte le attività, nei territori e nei luoghi di lavoro, partendo da condizioni ambientali ed ecosistemi, reddito, salario, lavoro, abitazione, istruzione e servizi.

7. Potenziare la rete dei consultori, secondo la L.405/75, che devono essere laici, gratuiti, aperti alle esigenze di salute e benessere delle donne e delle libere soggettività, senza discriminazioni di genere, età, fragilità, etnia, cultura, religione, classe, garantendo l’attuazione del diritto all’aborto, la promozione della contraccezione gratuita e la somministrazione della RU486 per l’IVG. Precludere l’accesso degli obiettori nel SSN pubblico.

8. Piano straordinario di assunzioni di personale a tempo indeterminato, stabilizzazione dei precari e reinternalizzazioni del personale e delle attività esternalizzate, abolendo il tetto di spesa e con adeguati standard normativi di personale.

9. Contratto Nazionale Unico per tutti i lavoratori e lavoratrici della sanità pubblica, convenzionata e privata, per superare le differenze giuridiche e contrattuali.

10. Eliminazione del numero chiuso universitario compresi i corsi di laurea delle professioni sociali e sanitarie e delle specializzazioni, formazione universitaria del medico di medicina generale con adeguamento di strutture, borse di studio e programmi.

11. Abolizione delle Casse e dei fondi privati di sanità integrativa e di malattia nei Contratti Collettivi di Lavoro Pubblici e Privati e della loro detraibilità fiscale.

12. Rifiuto di ogni Autonomia Regionale Differenziata.

13. Ripristino dell’imposizione fiscale progressiva ed eliminazione del pareggio di bilancio in Costituzione.

14. Ridefinizione delle attuali competenze tra Stato, Regioni ed Enti Locali.

15. Abolizione di tutti i ticket sanitari, della pratica dell’intramoenia e dell’extramoenia, con l’esclusività del rapporto di lavoro, azzeramento delle scandalose liste d’attesa, introduzione nei LEA di tutta l’odontoiatria e delle patologie rare, orfane e invisibili.

16. Per la democrazia e contro la repressione nel SSN e nella sanità esternalizzata e accreditata, contro la sua gestione verticistica e autoritaria, aggravata dalle grandi dimensioni delle aziende sanitarie.

DOVE C’E’ PROFITTO NON C’E’ SALUTE

In Europa, nonostante i differenti modelli sanitari, le mobilitazioni convergono su temi comuni: finanziamento pubblico adeguato, accesso universale alle cure, democrazia sanitaria e lotta contro le derive commerciali. Queste lotte portate avanti anche separatamente in ogni paese, per le diverse peculiarità, culminano ormai da diversi anni nella giornata europea del 7 aprile contro la commercializzazione della salute, evidenziando come privatizzazione e mercificazione vadano sempre a negare il diritto alla salute. Argomento centrale in questo senso è quello legato ai brevetti, punto di caduta su cui si concentrano tutte le politiche legate al profitto sulla salute, con stati e governi completamente proni alle richieste delle multinazionali farmaceutiche e delle big pharma.
Le nuove regole di austerità concordate e sottoscritte dai governi europei aggravano questa tendenza, rendendo cruciale la difesa di un servizio sanitario nazionale
pubblico, solidale e accessibile a tutti. Ogni campagna che lotta sul tema della salute deve pretendere che vengano anteposte le persone al profitto e pretendere che vengano garantite cure di qualità come diritto fondamentale.

L’UNICO GENERE DI SALUTE: SERVIZI E DIRITTI GARANTITI

La salute è una componente fondamentale della nostra vita. L’Organizzazione mondiale della sanità la definisce “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia. Implica quindi che le persone siano in grado di avere una vita sessuale soddisfacente e sicura, la possibilità di riprodursi, la libertà di decidere se e quando farlo” (OMS 1994).

Il nostro concetto di salute richiede politiche orientate alla diffusione del benessere e al contrasto delle disuguaglianze sociali.

IL CONSULTORIO è un luogo fondamentale della medicina del territorio e di genere, che contribuisce a garantire la salute di tutte le persone.

Vogliamo

– che le donne siano sostenute e facilitate nell’accesso ai servizi consultoriali;

– che il personale sanitario garantisca l’aborto farmacologico con la RU486, fino almeno alla nona settimana di gestazione;

– che vengano seguite le linee guida dell’OMS che incoraggiano l’aborto autogestito a casa, con le pillole distribuite non solo dagli ospedali ma anche dalle diverse categorie professionali formate a tale scopo. Questo contribuirebbe a depotenziare il problema dell’obiezione di coscienza;

– che la contraccezione (compresa quella d’emergenza) sia gratuita, per garantire l’ accesso ai diritti e alla salute riproduttiva delle donne, e allo stesso tempo combattere le disgregazioni e le discriminazioni sociali economiche e geografiche a cui le donne spesso sono soggette;

– la formazione di tutte le professioni sanitarie e non solo per la corretta applicazione della legge 194 e per la corretta somministrazione della pillolaRU486 e del secondo farmaco (misoprotolo);

– una educazione sessuale e di genere nelle scuole per una maggiore consapevolezza e capacità di scelta e di autodeterminazione delle nuove generazioni ed il superamento degli stereotipi contro la violenza sulle donne e di genere;

– consultori pubblici, come luoghi per la salute;

– salute riproduttiva e prevenzione per tutte le donne e persone trans;

– che l’aborto venga riconosciuto per quel che è: una delle più comuni pratiche mediche nel mondo e quindi come tale deve essere trattato, escludendo questioni morali, culturali o “pseudoscentifiche”.

NON C’E’ SALUTE DOVE C’E’ DISASTRO AMBIENTALE

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità «La One Health è un approccio ideale per raggiungere la salute globale perché affronta i bisogni delle popolazioni più vulnerabili sulla base dell’intima relazione tra la loro salute, la salute dei loro animali e l’ambiente in cui vivono, considerando l’ampio spettro di determinanti che da questa relazione emerge». In sostanza, dunque, l’esatto opposto delle politiche perseguite dai “7 grandi” riunitisi ad Ancona per declinare la Salute in forma di interesse e profitto sulla gestione dei nostri corpi e dei nostri territori, per promuovere un sistema che arricchisce organizzazioni private devastando ambiente e salute.

Il tema della salute non può essere separato da quello della crisi climatica ed ecologica, che è già il nostro presente, la nostra attuale condizione di vita. I disastri ambientali sono all’ordine del giorno, gli ecosistemi sono sempre più compromessi, l’incremento costante in tutto il mondo di malattie fisiche, neurocomportamentali e neurocognitive è sempre più correlato all’inquinamento ambientale.

La trasformazione ed il degrado delle matrici fondamentali per la vita, acqua, aria e cibo, sono il prodotto dell’utilizzo dei combustibili fossili, delle attività chimico-industriali, dell’incenerimento dei rifiuti, delle pratiche dell’agricoltura che utilizza pesticidi e fertilizzanti chimici (in particolare nelle monocolture), dell’allevamento in forma intensiva degli animali, della cementificazione dei territori e della deforestazione di aree sempre più vaste del Pianeta,.

E’ il sistema di sfruttamento votato al profitto la causa primaria della crisi ecologica e, con essa, della crisi umanitaria che, in una popolazione mondiale sempre più povera ed espropriata dei diritti fondamentali, produce milioni di vittime, di ammalati e di migranti costretti a lasciare i propri Paesi devastati dai cambiamenti climatici.

Questo modello di sviluppo divora ogni risorsa naturale e umana, soffoca le persone che sono “messe a lavoro”, deteriorando sempre di più la qualità della vita ed incrementando progressivamente le disuguaglianze sociali.

Non esiste una reale transizione ecologica senza un cambio generale del paradigma produttivo e del sistema globale che ne deriva. E’ tuttavia urgente e necessario intraprendere da subito percorsi di “riduzione del danno ecologico”, ma tali percorsi non devono tradursi in ulteriori costi economici e sociali ai danni delle popolazioni, né costituire l’occasione di nuove speculazioni e devastazioni da parte degli stessi inquinatori.

NON C’E’ SALUTE SENZA LIBERTA’

Non c’è salute senza libertà. Ciò è ancora più vero se la salute dobbiamo conquistarla e difenderla con le lotte.

La legge Piantedosi-Nordio-Crosetto è, prima di ogni altra cosa, un atto politico con il quale si dichiara la volontà di precludere ogni spazio di agibilità ai movimenti, al dissenso e alla conflittualità sociale. Carcere, pene, nuovi reati, assolutizzazione dei poteri di polizia, fanno del testo una vera e propria arma puntata contro l’opposizione sociale e volta al perseguimento del passaggio dallo Stato di Diritto allo Stato delle Regole, quelle imposte dall’alto a tutela degli stessi interessi che con il ricorso alla guerra e al terrorismo di Stato mirano a ridefinire a proprio vantaggio gli assetti globali.

La legge Piantedosi-Nordio-Crosetto rappresenta la fase più matura di un lungo processo che si è sviluppato negli anni con la compartecipazione e la corresponsabilità di tutte le forze politiche che si sono alternate nel governo del Paese, portatrici di una visione giustizialista dell’ordinamento e promotrici del paradigma della sicurezza come strumento di cattura del consenso e di disciplinamento sociale. La legge Piantedosi-Nordio-Crosetto tira oggi un cappio già stretto al collo dei movimenti e del protagonismo sociale. Una stretta che non è sufficiente qualificare come “torsione autoritaria”, perché è molto di più, è la messa fuorilegge del “diritto di resistenza” come pratica sociale e politica, come conflittualità non estinguibile nelle maglie delle norme già date, che tutelano l’esistente e soffocano ogni cambiamento che non sia a vantaggio del potere.

Non rinunceremo mai al diritto di resistere, cambiare, costruire altro.

Contro il tentativo di mettere fuori legge i movimenti, il conflitto sociale e il dissenso, esercitare il diritto di resistenza è giusto, necessario, urgente.

NON C’E’ SALUTE DOVE I MIGRANTI SONO RECLUSI

I CPR sono luoghi di prigionia dove vengono illegittimamente recluse persone che non hanno commesso alcun reato. I CPR sono anche luoghi in cui la salute fisica e psichica viene sistematicamente compromessa dalla privazione di libertà e da condizioni di reclusione inumane. Alle legittime proteste dei prigionieri amministrativi il governo risponde con la legge Piantedosi-Nordio-Crosetto che da un lato commina anni di carcere come punizione per chi all’interno dei CPR osa ribellarsi e dall’altro semplifica ulteriormente, derogando ad ogni norma di legge che non sia penale, le procedure per la localizzazione e realizzazione di nuovi CPR.

E’ proprio di questi giorni la notizia della volontà del governo di insediare un CPR nelle Marche, territorio regionale fino ad oggi sottratto ai luoghi di detenzione amministrativa grazie alla determinazione dell’opposizione sociale che ne ha impedito la realizzazione.

I CPR esistenti devono essere chiusi, quelli nuovi devono essere bloccati, i prigionieri amministrativi devono essere liberati.

Le mobilitazioni contro il G7 di Ancona hanno consentito di sperimentare l’efficacia della “Campagna” come strumento di intervento adeguato alla fase, basato su alcune semplici coordinate organizzative: 1) Individuazione degli obiettivi specifici della Campagna; 2) Individuazione dei contenuti che in relazione agli obiettivi configurano il perimetro contenutistico di appartenenza alla Campagna; 3) Un logo comune; 4) Il superamento del “meccanismo” delle adesioni formali, con il loro portato di inerzia e autorappresentazione, a vantaggio delle adesioni sostanziali, che si concretizzano nell’affermazione della propria appartenenza alla Campagna attraverso il “fare”, ovvero la produzione di iniziative in cui le singole realtà esprimono la compartecipazione alla Campagna associando il logo comune al proprio.

Contro la realizzazione di un CPR nelle Marche vogliamo attivare il medesimo percorso. Per questa ragione sin da ora diamo appuntamento a domenica 10 novembre per un’assemblea, che si terrà presso l’Ambasciata dei Diritti di Ancona per confrontarci e definire insieme i passaggi attraverso cui lanciare la Campagna “NO CPR MARCHE”.

LA LORO “SALUTE”: GENOCIDIO E COLONIALISMO

Fin dai primi giorni dell’intervento militare israeliano a Gaza ad essere colpiti sono stati ospedali e personale sanitario: 31 ospedali su 36 colpiti di cui 23 distrutti, 1.000 sanitari uccisi. Proprio i luoghi che nell’immaginario pubblico dovrebbero essere maggiormente tutelati sono stati target specifici di bombardamenti che hanno portato a vere e proprie stragi nell’immediato e all’annullamento di qualsiasi diritto alla salute e alle cure mediche.

Quanto sta accadendo a Gaza e nei territori limitrofi, con oltre 42.000 morti accertati, ha chiaramente raggiunto un livello tale per cui è persino stridente utilizzare la parola “salute” mentre è in corso il genocidio ad opera dello stato sionista. Si sottolinea inoltre che nessuno dei paesi del g7 ha riconosciuto lo stato palestinese, continuando invece ad inviare armi ad Israele.

L’assemblea fa suo l’appello di Sanitari per Gaza: «Riaffermiamo per tutti gli operatori sanitari il diritto-dovere, sancito dal giuramento d’Ippocrate, di curare tutti i pazienti, con eguale scrupolo e impegno, indipendentemente da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e chiediamo di fermare il genocidio in Palestina e di permettere alla Comunità Internazionale di portare tutti gli aiuti umanitari necessari alla popolazione civile stremata da un anno di guerra.»

Campagna “Not On My Body”

Ancona, 11 ottobre 2024